di Stefano Fontana da “La Nuova Bussola Quotidiana”
Parole forti e chiare quelle del Vescovo mons. Giampaolo Crepaldi nell’inaugurare a Trieste la seconda edizione della Scuola diocesana di Dottrina sociale della Chiesa, parole che vanno ben oltre l’ambito locale: «Non posso non riferirmi ad eventi politici e legislativi accaduti nei giorni scorsi – ha iniziano col dire – e che hanno scosso in profondità la politica italiana. Mi riferisco all’approvazione della legge sulle unioni civili».
Su questo argomento Mons. Crepaldi non ha cercato compromessi verbali: «Essa è stata anche un banco di prova per la presenza dei cattolici in politica, banco che ha fornito gravi elementi di forte delusione e di viva preoccupazione per il futuro». Egli ha anche rincarato la dose: ricordando una sua recente intervista pubblicata sul mensile Il Timone ha detto: «A questa intervista, il mensile aveva messo un titolo piuttosto negativo: “Quanti danni dai cattolici in politica”. Subito avevo considerato questo titolo eccessivo, ma dopo la votazione sulla Cirinnà devo riconoscere che era invece realistico, purtroppo».
La valutazione del Vescovo sul comportamento dei senatori “cattolici” è entrata anche più nel particolare: «Durante la votazione a Palazzo Madama abbiamo assistito a molti atteggiamenti indecorosi da parte di molti senatori cattolici (di “cattolici senatori” credo che non ce ne sia più nemmeno uno). Qualcuno di loro ha perfino chiamato a testimone del proprio voto Giovanni Paolo II, con una citazione corsara del paragrafo 73 della Evangelium vitae. Altri hanno rispolverato il trito (e falso) argomento del “male minore” che avrebbe evitato il male maggiore. Altri ancora si sono intestati meriti che non esistono, come aver evitato l’adozione per le coppie omosessuali».
«La legge approvata – ha aggiunto – è una pessima legge. Le pessime leggi non sono solo norme astratte sbagliate, ma danno vita a pessimi rapporti sociali, producono sofferenze e ingiustizie sulla pelle delle persone. E questa pessima legge è stata approvata con il voto decisivo dei cosiddetti “cattolici”».
Dalla valutazione dei comportamenti, Mons. Crepaldi è passato alla valutazione della situazione: «Pensare che i dieci comandamenti – che secondo il Catechismo rappresentano una “espressione privilegiata” della legge naturale (CCC n. 2070) – possano essere messi da parte in politica, distorce la dottrina della fede cattolica. Se a questo siamo ormai arrivati nella pratica di moltissimi cattolici impegnati in politica, vuol dire che dobbiamo ripartire dai fondamenti e che non possiamo più dare nulla per scontato».
Molti hanno pensato che si potesse e fosse perfino conveniente accettare il riconoscimento delle unioni civili per avere in cambio lo stralcio dell’adozione per le coppie gay. Ma secondo l’Arcivescovo si tratta di una prospettiva miope: «Chi oggi accetta le unioni civili omosessuali e le equipara alla famiglia commette una grave ingiustizia e si prepara a commetterne altre in futuro. Se non ci sono criteri per votare contro l’unione omosessuale, perché dovrebbero esisterne, domani, per votare contro l’adozione? E perché dovrebbero esisterne dopodomani per votare contro l’utero in affitto? Non facciamoci ingannare. Chi sposta oggi in avanti il limite del lecito, domani lo sposterà ancora un po’ più avanti, e così via».
Il motivo di questo progressivo cedimento, ha detto Mons. Crepaldi, è semplice ed evidente: «Se è nelle nostre mani infrangere oggi un principio della legge morale naturale, non si capisce perché non possa essere nelle nostre mani infrangerne un altro domani. Si avvia così un processo che si fermerà solo ad un punto: quando saranno resi non negoziabili i principi contrari a quelli non negoziabili; quando diventerà obbligatorio non rispettare i principi della legge morale naturale. A quel punto, però, il sistema totalitario sarà completato».
Tornando alle finalità della Scuola di Dottrina sociale che si accingeva ad inaugurare a Trieste, egli ha aggiunto: «A cosa serve formare dei cattolici in modo talmente generico e debole da dover sopportare poi il loro “sì” a leggi pessime?». Abbiamo bisogno di politici cattolici che si battano per il bene contro il male, disposti anche a pagare qualcosa quando questa scelta si fa acuta: «La volontà, scriveva Benedetto XVI nella Spe salvi, deve avere davanti a sé la ragione che le indica il vero, e la ragione deve avere davanti a sé la speranza cristiana che dà la forza del sacrificio per il rispetto della verità».
Siccome il tradimento del voto cattolico in Senato ha riguardato fondamentali della legge morale naturale, L’Arcivescovo Crepaldi ha concluso proprio su questo punto: «Formare laici cattolici che, al momento della prova politica, non si dimentichino di essere cattolici e di avere alle spalle la Chiesa con i suoi insegnamenti, compresa la difesa della legge morale naturale, ossia del progetto di Dio Creatore sulla comunità umana. Chi la nega o non la rispetta, dovrebbe dirci con cosa intenda sostituirla come criterio per discernere il bene e il male nelle relazioni sociali che non sia solo la ragione del più forte».